La pandemia del Covid-19 ha avuto riflessi importanti anche in materia giudiziaria, compreso il diritto di famiglia, e la richiesta di divorzio consensuale durante il coronavirus è diventata la domanda che i clienti pongono più spesso ai propri avvocati divorzisti. Il Governo ha cercato di venire incontro il più possibile alle esigenze dei cittadini. Il tutto, tenuto conto che i procedimenti di separazione e divorzio incidono sui diritti fondamentali delle famiglie. E quindi di tutti noi.
Come sempre cerchiamo di essere molto chiari con i nostri lettori. Innanzitutto, bisogna fare un distinguo. Un conto è parlare di richiesta di divorzio consensuale, altro è se si parla di domanda di divorzio giudiziale. Ancora diverso è il caso di divorzio con causa in corso durante il coronavirus.
Domanda di divorzio durante il Coronavirus
Il problema è dato dal fatto che l’art. 83, comma 2, del d.l. n. 18/2020 prevede che “Dal 9 marzo 2020 al 15 aprile 2020 è sospeso il decorso dei termini per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili e penali.”
TUTTI i procedimenti civili e penali quindi sono sospesi.
Proprio tutti? NO, il Governo, come detto, ha compreso la pericolosità di paralizzare tutto il settore giustizia e in particolar modo la materia del diritto divorzile.
Infatti, con specifico riferimento al diritto di famiglia, il legislatore ha previsto che NON sono sospesi, fra l’altro, i seguenti procedimenti:
– le cause di competenza del Tribunale per i Minorenni, fra cui le situazioni di grave pregiudizio;
– le cause relative ad alimenti o ad obbligazioni alimentari derivanti dal matrimonio;
– procedimenti cautelari aventi ad oggetto la tutela di diritti fondamentali della persona;
– procedimenti per l’adozione di ordini di protezione contro gli abusi familiari;
Ecco il link al testo del d.l. n. 18/2020 sulla Gazzetta Ufficiale (clicca qui).
Riprendendo la distinzione che abbiamo fatto in premessa, con il presente articolo e i prossimi che pubblicheremo nei giorni a venire, vedremo i diversi casi.
Richiesta di divorzio consensuale durante il Coronavirus
La domanda di divorzio consensuale durante il Coronavirus potrebbe essere potenzialmente paralizzata da quanto previsto dall’art. 83, comma 3, lett. a) del d.l. n. 18/2020, il quale prevede la possibilità di trattazione delle udienze, sino al 30 giugno 2020, in forma “scritta”.
Perché potrebbe essere un problema?
Perché il nostro diritto divorzile prevede non solo la comparizione personale dei coniugi, ma anche il tentativo di conciliazione del Presidente del Tribunale. Sì, avete capito bene, secondo la normativa attualmente vigente, il Presidente deve tentare la conciliazione.
Capite bene che questo è impossibile con una trattazione scritta della causa. Persino i migliori avvocati divorzisti si sono trovati spiazzati dinanzi alla previsione del legislatore.
Il rischio concreto, sarebbe quello di paralizzare non solo le cause in materia divorzile, ma anche gli accordi. Con l’ulteriore paradosso di imporre, nel periodo emergenziale, forme di convivenza forzata tra persone che invece sarebbero d’accordo nel separarsi o divorziare.
Di conseguenza, alcuni Tribunali, assieme ai Consigli dell’Ordine degli Avvocati sono corsi al riparo, con protocolli ad hoc per le richieste di separazione consensuale, divorzio congiunto e separazione di coppie non sposate durante il Coronavirus. Grazie a tali pratiche e alla specifica conoscenza di avvocati divorzisti che si occupano quotidianamente del diritto di famiglia, è finalmente possibile procedere con una causa di divorzio durante il Coronavirus.
Cosa fare se si vuole divorziare durante il Coronavirus
Per sapere se nel proprio caso sia possibile procedere alla richiesta di separazione consensuale o al divorzio consensuale anche in epoca di Coronavirus, è consigliabile contattare quanto prima un avvocato divorzista della propria città.