Il giudizio teso a riconoscere un assegno di divorzio alla moglie licenziata prende le mosse da numerosi precedenti giurisprudenziali. Un assegno di divorzio può essere concesso alla moglie che abbia perso il lavoro solo a determinate condizioni. La Suprema Corte, nella recente pronuncia n. 37577 del 22 dicembre 2022, ha ripercorso gli elementi che possono concorrere al fine di decidere se la moglie abbia diritto ad un assegno di divorzio in caso di licenziamento. Occorre ricordare che in casi di questo tipo è fondamentale una assistenza legale specializzata. Per questo è possibile consultare il nostro elenco di avvocati matrimonialisti cliccando qui.
Licenziamento ex moglie e assegno di divorzio
Il licenziamento della ex moglie può avvenire per numerose ragioni. Vi sono casi in cui la ex moglie appositamente si licenzia solo al fine di arrecare un danno all’ex marito. In tali casi si radicano giudizi lunghi e costosi in cui la moglie chiede un assegno di divorzio per sé. Il rischio di soccombenza, tuttavia, può essere dietro l’angolo. Si pensi al caso di una ex moglie che si licenzia solo fittiziamente, per poi lavorare in nero. La prova in giudizio che la ex moglie continua a lavorare in nero può costare cara al coniuge richiedente l’assegno di divorzio. Oltre alla soccombenza in giudizio, il Giudice potrebbe anche condannare la ex moglie al risarcimento dei danni per responsabilità processuale aggravata, per lite temeraria.
Nel caso affrontato dalla Suprema Corte, la ex moglie veniva licenziata in tronco per via di vari comportamenti illeciti. Addirittura le condotte della donna avevano integrato gli estremi di reato e la donna era stata condannata con sentenza penale. La donna deduceva di essere titolare di una invalidità civile al 60% e di non avere alcun reddito. Il Tribunale concedeva un assegno di divorzio, che veniva peraltro aumentato dalla Corte d’appello.
Assegno di divorzio alla ex moglie disoccupata
L’ex marito ricorreva quindi dinanzi alla Suprema Corte sostenendo che il comportamento delittuoso della moglie ella non avesse diritto all’assegno divorzile. L’uomo richiamava altra pronuncia della Corte (la Cass. civ. n. 26594/2019) in cui una donna che si era licenziata volontariamente aveva perso l’assegno di divorzio.
Secondo la Cassazione, tuttavia, i due casi non erano assimilabili. Nel caso citato dall’ex marito, la revoca dell’assegno di divorzio era giustificata da una valutazione sulla capacità lavorativa. I Giudici hanno tenuto a precisare che l’assegno divorzile ha natura compensativa e perequativa, ma anche una funzione assistenziale, che richiede pertanto la disamina dell’inadeguatezza dei mezzi propri. Nel caso di specie la donna, divenuta disoccupata, non era più in grado di reperire un lavoro. Andava pertanto confermato l’assegno di divorzio, stante la insufficienza dei mezzi a sua disposizione.
Attenzione: la valutazione sul diritto ad un assegno di divorzio è molto delicata. Per sapere se si debba versare un assegno di divorzio alla moglie licenziata, è consigliabile sempre avvalersi di una consulenza specialistica, onde evitare un dispendio economico ingente. Clicca SUBITO in alto sul motore di ricerca per trovare subito un avvocato divorzista nella tua città.